giovedì, maggio 01, 2008

Random Thoughts

Riflettendo sul dolore, sulla sofferenza vera, quella che ti strazia il cuore...
Si supera mai un brutto momento? Quando il cuore comincia a fare meno male lo si è davvero superato o è solo un'illusione? Un mezzo che utilizziamo per trovare un motivo per tirare avanti? Forse semplicemente lo si accetta. I sentimenti spariscono davvero? E se sì, quando cominciano a sparire? C'è un momento in cui ci si possa dire: "da oggi sto bene, non sto più soffrendo"? Esiste questo momento, o è una cosa graduale? E' individualizzabile e definibile con precisione il momento in cui non ci si sente più usati, soli, inutili o tristi? O semplicemente il cuore si abitua alla sofferenza e quindi la interiorizza, la metabolizza, la elabora?

Perché è così difficile dimenticare? Perché alcune persone più di altre si soffermano su quello che era e non su quello che è (e che sarà)? Tanto è tutto inutile, non serve a nulla, non è produttivo. Non si può fare rewind e cambiare il corso della propria vita, non si possono coreggere gli sbagli.

Trovo che sia molto difficile capire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato per ognuno di noi. E quando ti succede di capirlo, trovo che sia ancora più difficile prendere delle decisioni contro la propria volontà , sebbene la mente sappia che quella sarebbe la cosa giusta da fare.

Credo che l'amore e la stima per sè stessi debbano essere non lo scopo della vita ma, piuttosto, il mezzo grazie al quale ognuno di noi sia in grado di Essere. Vivere. Gioire. Amare.

Mi domando perché il confronto con gli altri sia, per alcune persone, il metro di paragone per qualsiasi cosa. Si dovrebbe vivere con, in e per sè stessi, senza doversi costantemente rapportare agli altri e chiedersi di continuo il perché delle cose.

Io ero. Poi, ad un certo punto ho smesso di essere.

Per alcune persone non sono più. E' facile dimenticare quello che non ha avuto nessuna importanza. O che ha avuto un'importanza fittizia. I rapporti di plastica non hanno valore per chi un cuore non ce l'ha.

Per altre sono ancora.

E per me stessa?

Ancora non sono. Ma sarò.

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