venerdì, luglio 20, 2007

The Sea

Mi fa tornare un po' bambina. Mi fa provare strane sensazioni. Mi riferisco alla spiaggia. Stare stesa, ad occhi chiusi per diferdermi dal sole, quasi in dormiveglia e sentire i "rumori della spiaggia" mi fa rivivere le sensazioni delle mie diciannove estati trascorse al mare...
Bambini che urlano entrando in acqua, mamme che chiamano i loro piccoli con tono autoritario ma pur sempre preoccupato, voci di diversa provenienza geografica mescolate in un unico pout-pourri di culture, pesanti passi di giovani (e meno giovani) ragazzi africani che camminano lungo mare con il loro carico sulle spalle, il chiosco ambulante dei gelati che passa a pochi metri di distanza, il ragazzo del "cocco-bello" e la sua voce squillante... E il mare, con le sue onde che s'infrangono a rive e sugli scogli...
Ti sembra di vedere tutto questo. Ho gli occhi chiusi ma vedo tutto. Vedo i bambini costruire castelli e scavare profonde buche con le loro palette; ne vedo degli altri correre verso il mare rincorsi dalle loro madri o dai fratelli maggiori; vedo i miei vicini tedeschi e anche la famigliola qualche metro più in là... sono olandesi; vedo il ragazzo senegalese che mi sta passando in fianco e vedo anche i bellissimi braccialetti che tiene in mano; sento il chiosco ambulante avvicinarsi sempre più e penso che avrei voglia di un ghiacciolo ma non ho voglia di svagliarmi da questo torpore visionario. Resto stesa. Sento le conosciutissime grida "vitamine, proteine, cocco bello" in lontananza...
Poi mi concentro meglio e sento lui, il mare. Lui, la scenografia delle mie estati per ben diciannove anni. Lui che mi ha coccolata tra le sue onde in molti momenti della mia vita. Lui, la cui "voce" mi è così familiare. Non posso fare a meno di lui. Me ne sono resa conto solo ora. E' stata la colonna sonora della vita e vorrei che continuasse ad esserlo. Mi rassicura, la sua "voce". Mi fa stare bene.
Lo tocco, mi immergo nelle sue acque. Le onde che mi spingono a riva come le mani di un padre che ti scostano per evitare il pericolo.
E' ora di andare, di uscire da questo guscio protettivo.
Ma forse resterò qui ancora per una ttimo, ad occhi chiusi, a contemplare la bellezza della vita.
Mi sento vulnerabile ma mi sento anche forte. Questa è la contraddizione del mare che si riversa su di me come se fossi sua figlia, una Venere in veste moderna.

Nessun commento: