venerdì, aprile 11, 2008

Oggi riflettevo su come passa il tempo, su come quello che ieri mi spaventava oggi non mi spaventi più così tanto e come, al contrario, cose che fino a ieri mi sembravano naturali oggi siano un ostacolo che sembra quasi insormontabile.
Riflettevo su come le paure - le debolezze in sostanza - siano temporanee o comunque cicliche; su come la forza della nostra mente - chamiamola volontà di vivere o istinto di sopravvivenza - ci spinga ad evitare di vedere o capire certe cose.
Non mi sto improvvisando psicologa: c'è chi questo lo ha capito molto prima di me, almeno un secolo fa. Tutta la teoria di Freud sulla rimozione e le altre teorie vicine a questa mi assillano in continuazione perchè riesco ad applicarle costantemente su me stessa.
Da tre giorni il mio cervello è in continuo mvimento; mi faccio domande, a volte cerco anche delle risposte; altre volte mi costringo a non cercare delle risposte perché queste potrebbero, invece di aiutarmi, far crollare quella sorta di equilibrio già instabile che mi trovo ad avere. Un equilibrio forzato, un finto equilibrio, l'equilibrio di chi - come me - cerca ogni giorno una nuova ragione per essere felice perché quello che il presente mi offre non mi è sufficiente.
La forza - e l'intelligenza - come diceva Nietzsche - sta proprio in questo: equilibrio tra pulsioni. Ma quali sono queste pulsioni? Tutto è pulsione. Quello che ci rende felici è pulsione; quello che ci fa cambiare l'umore in un secondo è pulsione; quello che ci "costringe" a cercare una ragione per sorridere è pulsione. Pulsioni positive e pulsioni negative.
La bravura, l'intelligenza, la forza risiedono nell'essere in grado di equilibrare tutte le pulsioni in modo da crearsi una sorta di standard di vita che ci permetta di gioire delle piccole cose ed essere, finalmente - sebbene non definitivamente - felici.
Eros e Thanatos, diceva Freud. Pulsione di vita vs pulsione di morte.
La contrapposizione dialettica di queste due pulsioni ci rende esseri umani. La prevalenza della seconda sulla prima porta all'autodistruzione o alla violenza.
Ma vi è una via d'uscita. C'è sempre una via d'uscita. Bisogna solo avere del coraggio e, a volte, rischiare. Bisogna fare in modo che la pulsione di vita sconfigga quella di morte e il tutto deve avvenire in un luogo chiuso e inaccessibile al mondo esterno, delimitato dai confini della mente di ognuno di noi.
E' inutile spiegarsi. E' inutile che io provi a spiegare quello che avviene all'interno della mia mente poiché - sebbene io sia un soggetto facilmente psicoanalizzabile essendo simile a qualsiasi altro essere umano - nessuno mi capirebbe mai al 100%, perchè tutti siamo diversi, tutti abbiamo il nostro mondo privato dove avvengono le cose più belle e più brutte, le cose più strane.
Questo è il mio spazio [ ] e questo è il vostro [ ].
E' una cosa reciproca, una condizione intrinseca all'esssere umano.
Eros e Thanatos viaggiano di pari passo ma, ciclicamente, l'uno sopravvale l'altro e viceversa.
Già sapere che questo avviene all'interno di me mi rende più forte.
Tutti gli psicologi sostengono che il passo più importante per guarire da un problema è ammettere di avere un problema. Quindi la mia fase di Thanatos avrà una fine. Come - d'altronde - ha sempre avuto. La prossima fase sarà - dunque - quella dell'Eros.
In sostanza - come mi ha detto un amico (non mi resta altro che sdrammatizzare, non si può concludere un post con questo "senso di morte") - bisogna fare "di sesso"!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

povero Nietzsche. come mi manca. pace all'anima sua. e W eros e thanatos, che si applica a tutte le cose del mondo.
Alessandra

She ha detto...

forza AL!!!!!!!!ti auguro un buon e intenso periodo di "di sesso"